giovedì 7 settembre 2017

Casapesenna (CE). Intervista al direttore di Agrorinasce, Gianni Allucci. «Contro le mafie serve lavoro legale»


Agrorinasce è il consorzio che gestisce i beni confiscati nei comuni aderenti di Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano di Aversa, San Marcellino, Santa Maria La Fossa e Villa Literno.
Abbiamo bisogno ora di avere in campo progetti che mirino a creare attività che danno occupazione, quest’area ha perso solo negli ultimi anni 300 aziende produttive. Un disastro di cui si può avvantaggiare la camorra”. E’ quanto sostiene Gianni Allucci, l’amministratore delegato di Agrorinasce, il consorzio che gestisce i beni confiscati nei comuni aderenti di Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano di Aversa, San Marcellino, Santa Maria La Fossa e Villa Literno.
Il consorzio ha nella propria disponibilità 156 beni che, secondo le stime dell’amministratore delegato, diventeranno il doppio nel giro di pochi anni, grazie alle operazioni di sequestro e confisca messe in campo dalle forze dell’ordine.
Teme un ritorno delle famiglie che hanno dominato storicamente questi luoghi?
Dal punto di vista delle repressione lo ritengo improbabile. Tutti i clan della camorra sono stati sgominati e i tentativi di risollevare le sorti delle organizzazioni sono state duramente represse.
A che punto siamo nel recupero dei beni confiscati?
Una buona parte dei beni sono stati assegnati e recuperati per finalità sociali. Ne cito qui solo alcuni: una mediateca, alcuni centri per il recupero di adolescenti, un centro sportivo riabilitativo a disposizione dell’Asl, un centro per l’avviamento all’artigianato per persone svantaggiate, e potrei continuare così. Ci sono anche importanti segnali per il territorio e per l’impresa. Come ad esempio il centro di documentazione ambientale e la centrale a biogas a cui 25 allevatori conferiranno gli scarti della lavorazione e il letame dando così un primo contributo alla lotta contro i nitrati, che avvelenano il territorio e che arrivano proprio dagli allevamenti.
Il suo appello ora è a fare impresa.
Si ritengo fondamentale ora che si discuta di progetti per l’occupazione e per il rilancio del territorio, dopo aver dato alloggio a realtà con scopi sociali e pubblici. Abbiamo già delle attività in campo, penso ad esempio a una panetteria specializzata nel pane senza glutine. Ad esempio potrebbe essere usata in questo senso il terreno ex Cirio, confiscato in via definitiva solo di recente, con 200 ettari di terreni. 
In che fase della lotta alla camorra siamo in questa zona?   
Abbiamo attraversato due fasi: nella prima, lo Stato è stato più presente, mentre abbiamo incontrato molte difficoltà da parte dei comuni. All’inizio i dipendenti comunali non volevano entrare nei beni confiscati, ci siamo dovuti appoggiare agli uomini e alle strutture della prefettura. Oggi al contrario, sentiamo che l’impegno dello Stato è calato, mentre alcune amministrazioni sono più attive. La nota dolente sul versante comuni è quello dei trasferimenti finanziari: 5 dei sei comuni che aderiscono, sono in dissesto e sono in ritardo nei pagamenti per la struttura (molto leggera) e il personale di Agrorinasce.



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