Agrorinasce è il consorzio che gestisce i beni confiscati nei comuni aderenti di Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano di Aversa, San Marcellino, Santa Maria La Fossa e Villa Literno.“
Il
consorzio ha nella propria disponibilità 156 beni che, secondo le stime
dell’amministratore delegato, diventeranno il doppio nel giro di pochi anni,
grazie alle operazioni di sequestro e confisca messe in campo dalle forze
dell’ordine.
Teme un ritorno delle
famiglie che hanno dominato storicamente questi luoghi?
Dal
punto di vista delle repressione lo ritengo improbabile. Tutti i clan della
camorra sono stati sgominati e i tentativi di risollevare le sorti delle
organizzazioni sono state duramente represse.
A che punto siamo nel
recupero dei beni confiscati?
Una
buona parte dei beni sono stati assegnati e recuperati per finalità sociali. Ne
cito qui solo alcuni: una mediateca, alcuni centri per il recupero di
adolescenti, un centro sportivo riabilitativo a disposizione dell’Asl, un
centro per l’avviamento all’artigianato per persone svantaggiate, e potrei
continuare così. Ci sono anche importanti segnali per il territorio e per
l’impresa. Come ad esempio il centro di documentazione ambientale e la centrale
a biogas a cui 25 allevatori conferiranno gli scarti della lavorazione e il
letame dando così un primo contributo alla lotta contro i nitrati, che
avvelenano il territorio e che arrivano proprio dagli allevamenti.
Il suo appello ora è a
fare impresa.
Si
ritengo fondamentale ora che si discuta di progetti per l’occupazione e per il
rilancio del territorio, dopo aver dato alloggio a realtà con scopi sociali e
pubblici. Abbiamo già delle attività in campo, penso ad esempio a una panetteria
specializzata nel pane senza glutine. Ad esempio potrebbe essere usata in
questo senso il terreno ex Cirio, confiscato in via definitiva solo di recente,
con 200 ettari di terreni.
In che fase della
lotta alla camorra siamo in questa zona?
Abbiamo
attraversato due fasi: nella prima, lo Stato è stato più presente, mentre
abbiamo incontrato molte difficoltà da parte dei comuni. All’inizio i
dipendenti comunali non volevano entrare nei beni confiscati, ci siamo dovuti
appoggiare agli uomini e alle strutture della prefettura. Oggi al contrario,
sentiamo che l’impegno dello Stato è calato, mentre alcune amministrazioni sono
più attive. La nota dolente sul versante comuni è quello dei trasferimenti
finanziari: 5 dei sei comuni che aderiscono, sono in dissesto e sono in ritardo
nei pagamenti per la struttura (molto leggera) e il personale di Agrorinasce.
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